Salute e benessere
Farmaci generici per bambini, per i pediatri occorre prudenza
I farmaci generici, o equivalenti, sono medicinali non di marca ma il cui principio attivo è lo stesso degli omologhi griffati. Per i bambini sono adatti o è meglio non fidarsi? Ecco cosa dicono i pediatri
Quando si parla di farmaci e di bambini si tocca un argomento sempre alquanto controverso, non solo per i genitori ma anche per i pediatri. Ad esempio, a proposito dell’uso dei generici, o medicinali equivalenti, la discussione è aperta, perché le posizioni dei medici non sono univoche, nonostante le leggi che regolano la preparazione e la vendita dei farmaci non “griffati” siano piuttosto rigide secondo normativa europea.
I generici sono farmaci privi di brevetto, che quindi le case farmaceutiche possono mettere in commercio liberamente, a prezzi inferiori, usando la stessa ricetta originale (ovvero la concentrazione del principio attivo) con minime differenze.
Per legge il “gap” tra il generico e l’omologo di marca in termini di differenze non deve superare il 20%, intendendosi possibili variazioni nei tempi di assorbimento del farmaco e di concentrazione massima. Ogni generico viene controllato dall’Agenzia europea e italiana del Farmaco prima di essere commercializzato, perché ne va testata la bioequivalenza.
Solo con queste caratteristiche il medicinale vien considerato sicuro ed efficace come quello di marca. Detto questo, però, la questione della prescrizione dei generici in età pediatrica si pone perché le variazioni, anche inferiori al 20% tra i medicinali, potrebbero avere, sui bambini, conseguenze meno trascurabili che negli adulti, anche in termini di effetti collaterali.
Inoltre, anche se per legge generici e griffati devono essere commercializzati proponendo le stesse modalità di somministrazione (compresse, sciroppi, sospensioni orali eccetera) e lo stesso dosaggio di quelli di marca, gli eccipienti usati nella formulazione possono variare. Di conseguenza, certe sostanze accessorie potrebbero creare problemi al bambino più del principio attivo, come ad esempio indurre reazioni allergiche che con con il medicinale griffato non erano state riscontrate.
Detto questo, è anche vero che non emergono sostanziali differenze di reazione e di efficacia nella cura dei bambini usando i generici o i griffati, almeno stando ai dati dalle prime indagini statistiche svolte in Italia. In buona sostanza, ciò che deve muovere pediatri e genitori nella somministrazione dei medicinali – equivalenti o di brand che siano – è sempre la prudenza.
I pediatri che non se la sentono di prescrivere in ricetta l’equivalente di un medicinale molto importante e delicato, come può essere un antibiotico per curare una brutta infezione, non devono essere “forzati” a farlo dai genitori per ragioni di ordine economico, ma non vanno neppure demonizzati i generici, o trascurati, solo in quanto tali.
I rischi maggiori, inoltre, il bambino li corre soprattutto quando ha poche settimane, pochi mesi di vita, successivamente è molto più facile che non si riscontri alcun tipo di differenza né per quanto attiene all’efficacia terapeutica, e né sul fronte “reazioni avverse” tra le due categorie di medicinali.
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Foto| via Pinterest