Crescita
Mio figlio non ha amici? Lo sport aiuta
Non tutti i bambini sono naturalmente socievoli, talvolta la timidezza li isola e faticano a farsi degli amici. In questi casi lo sport può fornire un valido aiuto, vediamo perché
Se c’è una cosa che tormenta e fa soffrire un genitore è quello di scoprire che il proprio figlio non ha amici. La socializzazione del bambino e dell’adolescente, infatti, non è automatica, e risente di molti fattori.
Naturalmente c’è una parte caratteriale che ha il suo peso. Alcuni bambini, più timidi e introversi, faticano a fare amicizia con i coetanei e spesso preferiscono la compagnia degli adulti, con i quali si relazionano senza conflitti.
Il rapporto con i coetanei diventa problematico quando un bambino soffra di timidezza patologica, quando la sua autostima sia molto bassa, quando sia insicuro, pauroso e troppo “attaccato” ai genitori e non riesca a trovare la sua autonomia.
Eppure tutti sappiamo quanto sia importante imparare a relazionarsi con il prossimo fin dalla più tenera età, e sovente proprio le amicizie nate tra i banchi di scuola sono quelle più solide e durature, perché ci cresce insieme ci si confronta sule stesse problematiche della vita.
I bambini solitari, che rifiutano di interagire con loro compagni di scuola e o con gli altri coetanei, però, in fondo soffrono di questo loro isolamento, perché si sentono diversi dagli altri, “tagliati fuori” dalle dinamiche di gruppo.
Ma talvolta la loro timidezza li “blocca”, e non riescono a trovare l’aggancio per creare un ponte relazionale anche con i compagnetti con cui volentieri farebbero amicizia. In questi casi è ben intervenire, seppur in modo non “invasivo”, offrendo al bambino o al teenager una buona occasione di incontro con gli altri.
Ad esempio lo sport fornisce una straordinaria piattaforma su cui costruire dei buoni e solidi rapporti sociali tra coetanei. Questo perché tutte le attività sportive hanno delle regole precise, prevedono ruoli “fissi” e sono mediati dagli adulti (cosa che “rassicura” i più timidi e paurosi), permettendo così anche ai bimbi più insicuri di tirare fuori le loro qualità e farsi rispettare dagli altri.
Ma soprattutto perché gli sport (specie se di squadra) si basano sul cameratismo e promuovono comportamenti solidali e generosi. Naturalmente è bene far praticare al bambino un’attività sportiva che gli piaccia e in cui sia versato, in modo che, prima di tutto, si diverta nelle sessioni di allenamento.
Un bambino a suo agio in quello che fa è più predisposto a socializzare, e il gioco che preveda delle gare mette alla prova i bambini stimolando la naturale competitività e l’agonismo che sono anche delle belle occasioni per dimostrare a se stessi, e agli altri coetanei, che si è “bravi” e che il proprio apporto alla squadra è positivo.
Sentirsi parte di un organismo “vivo”, parte di un gruppo, è cruciale per stimolare nel bambino la naturale inclinazione ad instaurare rapporti amicali. Non tutti i bambini andranno d’accordo con tutti, ma anche quelli più timidi troveranno senza dubbio almeno un amico del cuore. E’ quanto basta per non sentirsi più soli.
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