Cronaca
Un reparto maternità si valuta dall’efficienza non dal numero di nascite
Lo standard del Ministero della Salute per capire se un reparto maternità di un ospedale è “sicuro” per mamma e bebè è un numero: sotto i 500 parti annui si ritiene che la qualità non possa essere la stessa.
Cosa rende un reparto maternità “sicuro” per le mamme che stanno per avere il loro bambino? Come possiamo calcolare la qualità dei servizi essenziali e non forniti dagli operatori del settore in un momento tanto delicato quanto la gravidanza e la nascita di un bambino? Secondo il ministero della salute si tratta solo di numeri.
Se il reparto maternità di un ospedale conta almeno 500 parti ogni anno, allora è un ospedale sicuro per le mamme e per i neonati. Al contrario, se ne conta anche solo uno di meno comincia a vacillare la sua qualità, tanto che nel 2010 i reparti di maternità che non raggiungevano tale soglia venivano addirittura chiusi.
Secondo i recenti dati resi noti dal Programma Nazionale Esiti presentato dall’Agenas, l’Agenzia che si occupa di analizzare e valutare, per conto del Ministero della Salute, i servizi sanitari messi a disposizione dalle Regioni Italiane, ci sono ancora molti ospedali che non arrivano a questa soglia minima, che secondo lo stesso ministero indicherebbe una maggiore sicurezza per le gestanti e i nascituri. Secondo gli esperti, infatti, i centri con un numero di nascite maggiori offrono migliori risultati per la salute di mamme e neonati.
Ma sarà davvero così? Possiamo ritrovare la qualità e la sicurezza solo in una mole di parti così elevata? O possiamo trovare l’eccellenza, la sicurezza, la tranquillità di un parto sereno e assistito in ogni caso e in ogni evenienza anche in piccoli centri che nulla hanno da invidiare ad enormi strutture, nelle quali, tra l’altro, è più facile raggiungere cifre del genere?
Lo standard imposto dal Ministero della Salute, sinceramente, ci sembra alquanto criticabile: non crediamo affatto che si possa parlare di maggiore sicurezza con una mole di nascite più elevata. Forse si può parlare di maggiore esperienza, perché con un numero elevato di nascite sono molte le situazioni che possono venire a crearsi e molti i casi anche diversi con problematiche differenti che possono presentarsi. Ma anche in centri piccoli, che magari offrono i loro servizi ad un bacino di utenza più ridotto rispetto ai centri delle metropoli (evitando anche alle neo mamme in preda alle doglie di doversi fare chilometri in automobile per poter raggiungere la struttura!), possiamo trovare la stessa qualità e la stessa sicurezza.
I parametri dovrebbero essere ben altri (numero di cesarei, qualità delle strutture, presenza di personale qualificato e sufficiente per garantire i servizi basilari, pulizia e igiene, oltre che preparazione del personale e presenza di apparecchiature idonee o reparti adatti per far fronte ad ogni problematica) e ridurre tutto al numero di nascite ci sembra alquanto riduttivo. Oltre che controproducente per piccole eccellenze che così potrebbero essere tagliate fuori. O peggio, essere chiuse: e questo sì che sarebbe una grave perdita!
Foto | da Flickr di feb28
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