Educazione
Mamme da legare: Ti leggo una storia, se ti fermi un attimo
Ancor prima di partorire, le mie consegne, in quanto futura madre, erano precise: iniziare a leggere storie al bambino il prima possibile.
Sembra che l’età indicata per abituare i bambini alla lettura sia il primo anno di vita: già a pochi mesi bisogna leggere loro delle storie per arricchirne il lessico e stimolarne la fantasia, per instaurare un legame col piccolo e per insegnargli, attraverso esempi semplici, come funziona il mondo. Pii desideri: ho iniziato a inseguire (metaforicamente, visto che ancora non si muoveva) mia figlia con libri illustrati da subito. Con risultati nulli.
Appena prendevo un libro la bambina manifestava insofferenza, che si placava parzialmente solo se le mostravo le eventuali illustrazioni. La mia sconfitta era resa ancora più cocente dal fatto di avere una famiglia di lettori accaniti: mia figlia sarebbe quindi stata il primo membro della famiglia a non leggere? Avrebbe passato la giornata davanti alla TV a guardare la programmazione pomeridiana fatta di consigli per il make up e particolari scabrosi sui casi di cronaca nera? Il mio snobismo ne era sconvolto.
Ho ricordato allora com’è che iniziai a leggere: vedevo mia madre con un libro in mano, ecco come avevo fatto. Lei leggeva e a me veniva la voglia. Finché, un giorno, non presi un libro in mano anch’io. Ma a quel punto avevo già sei anni, sapevo già leggere: non avevo i pochi mesi consigliati dagli esperti! E poi: dove lo avrei preso, il tempo per farmi vedere con un libro in mano?
Da quando la bambina ha iniziato a gattonare non ho potuto perderla di vista un attimo: aprire un libro e sedermi sul divano avrebbe voluto dire ritrovarmela in piedi in cima alla credenza, a piantare il bavaglino a mo’ di bandiera. Ma c’era una cosa che le piaceva fare: indicare col dito le figure, sulle quali imbastivo in fretta e furia una storia. In fretta e furia perché, dopo tre secondi, la pagina veniva girata di prepotenza e si passava all’immagine successiva. Allora c’era qualcosa che non andava, nei consigli degli esperti, o forse ero io a non averli compresi: magari non bisogna leggere ai figli, ma coi figli.
Forse inseguire un bambino brandendo un libro non serve a nulla. Diciamocelo pure: se avessi un anno, mi scoccerei parecchio a stare ferma mentre qualcuno mi snocciola parole senza sosta. Adesso sono diventata la reginetta delle mini storie, che si allungano sempre di più. Le prime arrivavano massimo a “Il cane fa bau”, le seconde precisavano che il cane ai piedi dell’albero col collare blu faceva bau e, oggi, posso addirittura leggere qualche frase che spiega come George abbia perso e ritrovato il Signor Dinosauro. Devo ancora essere supportata dalle immagini, per catturare l’attenzione della bambina. Ma, da qualche settimana e con molta
soddisfazione, ho notato che mia figlia afferra la prima cosa scritta, dallo scontrino al calendario, e finge di leggere. Certo, ovunque c’è scritto solo “pico pico pico pico”, ma è un inizio. Con pazienza e molta fede, lo spettro dei contenitori televisivi pomeridiani si allontana.
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