Gravidanza
Gli esami immunologici da fare per la poliabortività
Una percentuale elevata di aborti spontanei ricorrenti ha un’origine autoimmune. Vediamo quali sono gli esami diagnostici a cui sottoporsi per scoprirlo
Quando una donna subisca più di un aborto spontaneo in sequenza, è necessario andare ad indagarne le cause e a tal fine gli esami immunologici fanno parte dell’iter diagnostico che viene subito consigliato.
Questo perché se è vero che l’aborto spontaneo entro il primo trimestre di gestazione è un evento frequente, che interessa circa il 15-20% delle gravidanze e che se episodio isolato difficilmente va ad incidere sulla possibilità futura della donna di diventare mamma, è altrettanto vero che se l’interruzione della gravidanza avviene in serie, essa ha sicuramente un’origine patologica.
Il fattore autoimmune è uno dei più frequenti all’origine della poliabortività, e in effetti, non è difficile da immaginare perché. La gravidanza infatti viene considerata una sorta di “paradosso” biologico, perché il nostro organismo è programmato non per accogliere organismi esterni, o comunque diversi da quello ospitante, ma per “rigettarli” attaccandoli.
Pensiamo solo ai germi patogeni come i virus, i batteri e i parassiti che una volta introdotti nel corpo vengono attaccati dal sistema immunitario perché percepiti come una minaccia. Proprio per impedire che gli anticorpi materni si rivoltino contro il feto e ne causino la morte, in condizioni normali si innescano una serie di meccanismi biologici volti a ridurre la sensibilità immunitaria e al contempo a rendere il corpo femminile un nido accogliente per lo sviluppo del feto.
Talvolta, però, questo delicato meccanismo non si avvia correttamente, e così all’origine di oltre la metà dei casi di poliabortività c’è proprio il sistema immunitario materno che percepisce l’embrione come organismo avverso da attaccare e ne impedisce l’attecchimento creando una incompatibilità tra madre e feto.
Veniamo agli esami da fare quando esista il sospetto che gli aborti spontanei della donna siano legati a questo problema. I test da effettuare vanno ad individuare gli antigeni che impediscono la gravidanza, che poi sono in effetti gli stessi che entrano in gioco in caso di rigetto dopo un trapianto (se ci pensiamo il meccanismo è il medesimo) definiti dalla sigla HLA. La tipizzazione HLA va a rilevare nel sangue materno i seguenti autoanticorpi linfocitari:
- ANA, ENA, ASMA, LAC, ACA, AOA, ATGA, APA
Purtroppo questi esami, che si eseguono dopo almeno due aborti successivi, non sono mutuabili e costano abbastanza, l’esenzione dal ticket vale solo in caso di patologie conclamate.
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Foto| via Pinterest