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Cronaca

Mamme da legare: che tipo di mamma viene fuori dalle pubblicità di prodotti per bambini?

Faccio caso alle pubblicità di prodotti per bambini relativamente da poco: prima di avere mia figlia, naturalmente, questo mondo lontano e incomprensibile non aveva su di me alcun appeal. E soprattutto, non avendone esperienza, non avrei potuto criticarlo.

Sapevo solo che una madre ha il tempo di fare mille cose, che le fa tutte contemporaneamente e bene e che, nel momento in cui resta incinta, ha le visioni della Madonna. Sì, certo… Le prime pubblicità che mi lasciano perplessa sono quelle delle automobili: la mamma corre spedita col pupo in braccio, apre il portabagagli, sistema il passeggino, mette il bimbo nel seggiolino e parte cantando. In 20 secondi. Io arranco col passeggino, che non riesco a chiudere con mia figlia in braccio, e quindi lancio anatemi. Lo chiudo lanciandolo per terra, lo butto a fatica nel cofano. Poi, tutta sudata, cerco le cinghie per bloccare mia figlia nel seggiolino. Se sto partendo da casa, solitamente, ho gli orecchini in bocca perché non ho avuto il tempo di metterli, e rischio di soffocare a ogni passo. Mi guardo nello specchietto ed è subito sera: occhiaie, capelli scarmigliati e faccia da sonno alle 9 del mattino. Cappotto sgualcito e macchia di biscotto sulla manica. Non ero così, lo giuro.

Categoria particolarmente odiata da me, poi, quella del latte cosiddetto “di crescita”. Tuo figlio ha 18 anni? Ma sì, continua a dargli latti addizionati, che fanno bene. Sarà che io il latte in polvere lo odio perché sono stata costretta a usarlo e che, appena è stato possibile, l’ho sostituito col latte vaccino… Le madri in queste pubblicità, comunque, sono felicissime e dicono di aver trovato la loro tranquillità. Lo dicono di solito con le “e” più aperte che possiate immaginare, perché la vita di una mamma è tutto un “togli e mèèètti e fai il bagnèèètto”. E, così, vieni a sapere che diventi mamma “nel momento in cui lo scopri”. Ah sì? Davvero? Beata te, io ci sto ancora lavorando dopo due anni.

Perché la mamma delle pubblicità è così: quando è incinta, passa il tempo nella sedia a dondolo guardando sognante delle scarpette minuscole. Quando partorisce, è isterica e spezza il braccio del marito. Quando ha partorito, è impegnatissima ed efficientissima. Ha iniziato a prendere integratori quando ha deciso di fare un figlio, li ha presi durante la gravidanza, dopo il parto, li ha dati al bambino poppante e a quello già svezzato, continuando a dargli pilloline perché c’è una pillola per tutte le stagioni, e devi proteggere tuo figlio. Dagli la pillolina di integratori e il latte addizionato. Perché tu ci tieni alla salute del bambino.

A volte si vede qualche mamma o qualche papà che, di notte, si alzano stanchi (ma con la piega fatta) per far mangiare il pargolo. Ma, dopo averlo fatto mangiare, restano lì a guardare rapiti il piccolo miracolo della natura. Noi ci alzavamo (e ci alziamo), ma di solito il discorso era (ed è): “ti prego ti prego ti prego! Dormi, che ti costa? Faccio quello che vuoi, ti prego ti prego ti prego!”. Quando si addormenta volo dalla sua camera alla mia, e atterro nel mio letto ancora con gli occhiali inforcati, e mi porto avanti cominciando a russare mentre sono ancora in volo. Forse sono una mamma pessima, perché non resto lì a guardare la bimba, non lo so. Forse sono una mamma pessima perché non le do gli integratori, perché mi sembra che non ce ne sia bisogno. Sono la peggiore delle madri perché penso che il latte in polvere puzzi e perché ho fatto il trenino quando la pediatra mi ha detto di passare al latte vero. A E I O U Y…

Qualche anno fa c’era una pubblicità in cui una madre, come reazione ai capricci del figlio al supermercato, si gettava per terra sbattendo mani e piedi imitandolo. Ecco, quella è una pubblicità più vicina al mio modo di sentire. Perché, quando arrivo nella mia auto già sudata e con le scarpe da ginnastica, chiedendomi “cosa ho dimenticato, stavolta?”, mi sento lontana anni luce dalle pettinate, smaltate e truccate mamme della pubblicità. Perché quando ero incinta e la pubalgia mi uccideva, non riuscivo a dondolarmi sulla sedia, sognante. Pubblicitari di tutto il mondo: quando il vostro committente vi chiede la mamma sognante o iperorganizzata, fatevi un giro a casa mia. O date un’occhiata più approfondita alle vostre, di case.

Foto | Flickr

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