Cronaca
Mortalità infantile, l’impegno dei pediatri dopo la morte della piccola Nicole
La mortalità infantile in alcune regioni meridionali tocca il 30 percento e la morte della piccola Nicola ha sconvolto l’Italia. Ecco le proposte di Sip per ridurre i tassi e aiutare i neonati.
In Italia la mortalità infantile ha tassi minimi, per fortuna, eppure ci sono ancora degli episodi sconvolgenti, che davvero fanno mettere in dubbio la salute del nostro sistema sanitario (e non è un gioco di parole). Dopo la morte della piccola Nicole, che ha smesso di respirare su un’ambulanza tra Catania e Ragusa a causa di un’insufficienza respiratoria, i pediatri della Società Italiana di Pediatria e della Società Italiana di Neonatologia hanno stilato una serie di proposte per ridurre la mortalità infantile, che in alcune regioni meridionali tocca punte (allucinanti) del 30 percento.
Senza interventi di potenziamento della rete di assistenza neonatologica non ci si può stupire di eventi tragici come questo. Ci vuole una efficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella rete neonatologica da parte del sistema sanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli alla sanità colpiscano l’area pediatrica che ha invece bisogno di sostegno e di supporto.
Hanno commentato il presidente della Sip Giovanni Corsello e della Sin Costantino Romagnoli. Quali sono le priorità? Sono tre: ci vuole l’accorpamento dei punti nascita, in modo da garantire standard di sicurezza, cosa che purtroppo non avviene negli ospedali con meno di 500 parti l’anno. È poi necessario il potenziamento delle unità di terapia intensiva neonatale. Purtroppo mancano i posti letto, ma spesso anche personale qualificato. E poi bisogna attivare lo STEN (servizio di trasporto per l’emergenza neonatale) in tutte le regioni. A questo punto bisogna aggiungere che è di fondamentale importanza anche il modo in cui i neonati vengono trasportati in ambulanza.