Cronaca
“Quando arriva Natale?”, la domanda più frequente in questi giorni
Mai sottovalutare la memoria di una bambina.
Lo scorso anno, a 18 mesi, mia figlia ha immediatamente legato l’immagine degli alberi di Natale delle nonne ai regali. Da allora, fosse anche Ferragosto, entra in casa loro e chiede dell’albero.
Ha scoperto che oramai ci siamo quasi, e non passa giorno che non chieda: “Quando è Natale?”. Adesso ha iniziato anche a rispondersi da sola: “Quando è Natale? È quasi Natale”. Non ho difficoltà a risponderle 10 volte al giorno, né mi dispiace ascoltare altrettante volte la lista delle cose da fare e di quelle da ricevere. Accendere le lucine, spegnere le lucine, guardare le palle, avere una cucina nuova. Già, perché quella vecchia è stata usata come trampolino per lanciarsi sul divano, e non ha retto.
Stavo pensando a un calendario dell’Avvento per renderle l’attesa più divertente e per insegnarle il concetto di tempo. Va letteralmente in fibrillazione quando parla del Natale: ero così anch’io? Probabile. Se poi Natale fosse venuto il 25 luglio, sarei stata ancora più felice, data la mia avversione al freddo.
Questa attesa spasmodica ha però un vantaggio: mi ricorda effettivamente la gioia pura e assoluta dell’approssimarsi della festa, la felicità dell’8 dicembre, quando si addobbava la casa. Chissà, forse è vero che fare un figlio ti mantiene giovane. O, per lo meno, mi ricorda di quando giovane lo ero per davvero.
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