Gravidanza
Quanto dura l’induzione al parto?
Si ricorre al parto indotto per stimolare le contrazioni ed il travaglio: ecco quali sono i tempi
Generalmente si ricorre al parto indotto laddove la gravidanza si protragga oltre il termine previsto, ed in tutte quelle situazioni in cui si verifichi la possibilità di rischi per la salute della mamma o del bambino. Quando si sia verificata una anticipata rottura delle acqua o, ancora, in caso di anomalie riguardanti la placenta come il suo deterioramento o il distacco. Spesso l’induzione al parto viene consigliata anche quando la mamma soffra di diabete o preeclampsia.
Scopo dell’induzione al parto è quello di stimolare le contrazioni in maniera manuale e/o medicinale e di provocare, così, il travaglio. Viene da sè che il parto indotto possa esplicarsi attraverso varie tecniche, scelte di volta in volta e situazione per situazione, rispettando le circostanze. Le più diffuse consistono nella stimolazione delle membrane, nella somministrazione di gel prostaglandinico, nella dilatazione cervicale artificiale, nella rottura delle acque e nella somministrazione dell’ossitocina.
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Quando dura l’induzione al parto? Contrariamente a quanto si possa pensare, essa non sempre ha effetto immediato. Si tratta di un processo piuttosto lento che può impiegare anche un paio di giorni prima che il travaglio abbia inizio. Molto, però, dipende anche dallo stato della cervice. Questa, prima del parto, passa generalmente da una dilatazione di 0 ad un massimo di 10 cm.
Nel caso in cui al momento dell’inizio del trattamento la cervice si presenti immatura, ovvero non dilatata, potrebbero risultare necessarie anche 48 ore prima del travaglio. In caso di cervice dilatata, invece, anche solo poche ore.