Gravidanza
Tartufo in gravidanza: si può mangiare?
Al tartufo è legato il rischio di toxoplasmosi in gravidanza, vediamo come consumare questo prelibato tubero senza correre inutili rischi per sé e per il bambino.
Nonostante non rappresenti un alimento di consumo quotidiano per via del suo costo piuttosto elevato, può capitare, durante la dolce attesa, di trovarsi di fronte al dilemma: mangiarlo o no? Il tartufo, prezioso fungo utilizzato notoriamente in preparazioni gourmet, come ben sappiamo cresce sotto terra ed a diretto contatto con essa. Viene da sè sia strettamente legato al rischio di toxoplasmosi, malattia infettiva che, se contratta durante la gravidanza, può essere trasmessa al feto con possibili spiacevoli conseguenze.
Dunque, nonostante le sue numerose proprietà tra le quali la ricchezza di antiossidanti, è bene consumarlo non solo con moderazione, ma anche ponendo in essere tutte quelle precauzioni volte ad eliminare pericoli di sorta. Non volendo rinunciarvi, quindi, assicuratevi sia completamente pulito e cotto prima dell’assaggio.
Il rischio di toxoplasmosi, infatti, è praticamente inesistente nel momento in cui ogni piccolo residuo di terra venga eliminato. Spazzolatelo accuratamente ed a lungo e lasciatelo possibilmente a bagno per non troppo tempo in acqua addizionata con del bicarbonato di sodio, prezioso alleato nell’eliminazione dei batteri.
Ricapitolando, quindi, acquistate il tartufo solo presso rivenditori sicuri ed affidabili e consumatelo in casa, dove potrete assicurarvi sia stato perfettamente pulito. In alternativa assaggiatelo solo presso ristoranti affidabili.
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Per andare sul sicuro esistono in commercio delle alternative ideali per non dover rinunciare al tartufo: sia quello surgelato che quello essicato, per i particolari processi ai quali il prodotto fresco viene sottoposto, lo rendono esente da complicazioni.