Gravidanza
Moxa in gravidanza: quali sono le controindicazioni?
Derivante dalla medicina orientale, la moxa può favorire l’assunzione della posizione cefalica da parte del bambino: ecco quali sono le controindicazioni
Nel corso delle ecografie effettuate durante la dolce attesa, tra i fattori tenuti sotto controllo c’è anche la posizione del bambino che, se inizialmente viene solo monitorata, sul finire della gravidanza si auspica sia quella più consona al parto naturale, ovvero cefalica.
Ove ciò non avvenga probabilmente il bambino nascerà attraverso il parto cesareo. Fermo restando il fatto che ciò sia possibile e che non comporti conseguenze particolari salvo complicazioni, esistono diverse tecniche volte a far sì che il piccolo abbandoni la posizione podalica in favore di quella cefalica.
Tra queste c’è la moxibustione o moxa, una procedura derivante dalla medicina orientale che prevede il riscaldamento di un preciso punto sul piede chiamato V6, con un sigaro di artemisia, facilmente reperibile sia presso le farmacie che nelle erboristerie. La percentuale di successo della moxa si aggira intorno all’80%, ma può essere effettuata solo da chi abbia competenze in materia.
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C’è da puntualizzare come, però, nonostante non si tratti di una tecnica pericolosa, esistano delle controindicazioni in merito. La moxa non è infatti indicata nel caso in cui la futura mamma soffra di diabete, di gestosi o di ipertensione grave.
Non solo: non è possibile effettuarla anche nel caso di gravidanze gemellari e qualora la mamma abbia febbre alta, superiore ai 38°. In ogni caso sarà bene valutare l’eventuale ricorso alla moxa insieme al proprio medico di fiducia, che saprà consigliare al meglio sul da farsi.