Cronaca
Mamme da legare: quando una gita fuori porta diventa uno sport estremo
Bello fare passeggiate coi bimbi. A volte.
Ok, ho preso l’acqua. Ho il gel per le punture di insetti, i fazzolettini e le salviette. Il telefono è carico, pronto per foto e per localizzare il pronto soccorso più vicino (pensiero seguito da un “tiè” campano come me). Ha 4 anni, non ho più bisogno di mille cose. 8, 10 chili in spalla e via.
La porto in un posto bellissimo, in un bosco o su una spiaggia. Lei trova l’unica pozzanghera del bosco o riesce a bagnarsi a mare. Tra le “poche” cose portate ho anche un cambio. I tuoi 4 anni non riusciranno a rovinarci l’uscita. Sporcati pure, è il tuo lavoro e a casa c’è la mia migliore amica, la lavatrice.
Dopo 3 minuti 3 decide che si sta annoiando. Va bene, andiamo a pranzo. Nel giro di 10 minuti, tutti gli avventori vengono a sapere il nome, l’età, l’ultimo regalo ricevuto, l’albero genealogico e anche che ho dimenticato di cambiarle i calzini. Mi guardano tutti malissimo, ma riesco ad arrivare a fine pranzo. Scappiamo come sempre quando lei inizia a dare segni di insofferenza, coi camerieri che pensano “Perché scappano? Il servizio è stato così pessimo?”. In auto si addormenta. O meglio, si ricarica. Due minuti e inizia a parlare senza sosta. Io non mi reggo più in piedi. Domenica prossima stiamo a casa.
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