Istruzione
4 poesie sul mare da leggere con i bambini
Fernando Pessoa, Foscolo, Pascoli e Montale: abbiamo affidato alla loro penna il mare per i nostri bambini.
Il mare ha un fascino unico, così grande e profondo. Non c’è bambino che non è ne sia conquistato (a volte anche spaventato) e che non vorrebbe almeno una volta giocare con le onde. Per questo motivo abbiamo scelto quattro poesie dedicate proprio al mare, tutte di autori famose, da leggere con i nostri piccoli. Non sono facilissime: sono quindi indicate almeno dalla terza elementare, non prima.
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Al di là di Fernando Pessoa
Al di là del porto
c’è solo l’ampio mare…
Mare eterno assorto
nel suo mormorare…
Come è amaro stare
qui, amore mio…
Guardo il mare ondeggiare
e un leggero timore
prende in me il colore
di voler avere
una cosa migliore
di quanto sia vivere…
Para além do porto
Ha só o ampio mar…
Mar eterno absorto
No seu murmurar…
Que amargo o estar
Aqui, meu amor…
Olho o mar a ondear
E um ligeiro pavor
Toma em mim a cor
De desejar ter
Qualquer cousa melhor
Que quanto è viver…
A ZACINTO di Ugo Foscolo
Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell’onde
del greco mar da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l’inclito verso di colui che l’acque
cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.
Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.
Mare di GIOVANNI PASCOLI (Myricae)
M’affaccio alla finestra, e vedo il mare:
vanno le stelle, tremolano l’onde.
Vedo stelle passare, onde passare:
un guizzo chiama, un palpito risponde.
Ecco sospira l’acqua, alita il vento:
sul mare è apparso un bel ponte d’argento.
Ponte gettato sui laghi sereni,
per chi dunque sei fatto e dove meni?
EUGENIO MONTALE – Mediterraneo
Antico, sono ubriacato dalla voce
ch’esce dalle tue bocche quando si schiudono
come verdi campane e si ributtano
indietro e si disciolgono.
La casa delle mie estati lontane,
t’era accanto, lo sai,
là nel paese dove il sole cuoce
e annuvolano l’aria le zanzare.
Come allora oggi la tua presenza impietro,
mare, ma non più degno
mi credo del solenne ammonimento
del tuo respiro. Tu m’hai detto primo
che il piccino fermento
del mio cuore non era che un momento
del tuo; che mi era in fondo
la tua legge rischiosa: esser vasto e diverso
e svuotarsi cosi d’ogni lordura
come tu fai che sbatti sulle sponde
tra sugheri alghe asterie
le inutili macerie del tuo abisso.