Salute e benessere
Come proteggere i bambini dal tetano
Il tetano è una malattia dimenticata, che però può ancora colpire: ecco come proteggere i bambini.
Il tetano è una malattia infettiva che abbiamo dimenticato: complice la vaccinazione di massa (obbligatoria per i bambini e con richiami ogni 10 anni per gli adulti), non si erano più sentiti casi tra i bambini. Ma con il calo delle vaccinazioni torna il problema di una malattia che è provocata da una tossina, la tossina tetanica, prodotta da batteri, i clostridi del tetano, che si trovano nel suolo e nell’intestino degli animali.
Come si prende il tetano? L’infezione di solito avviene per contaminazione di una ferita, anche piccolissima e banale, in persone non correttamente vaccinate o non vaccinate del tutto. Non si trasmette da persona a persona e il periodo di incubazione varia da 3 a 21 giorni, ma la media è di 8 giorni. A seconda del tipo, dell’estensione e della zona interessata la malattia ha una durata diversa.
Quali sono i sintomi della malattia? La forma generalizzata si caratterizza per violente contrazioni muscolari, gli spasmi, che iniziano dalla testa e poi proseguono lungo il tronco e gli arti. Notiamo rigidità del collo, difficoltà a deglutire, rigidità dei muscoli addominali, ma si possono manifestare anche febbre, tachicardia, sudorazione, pressione arteriosa alterata. La forma localizzata si manifesta con spasmi intorno alla ferita, mentre la forma cefalica si manifesta per ferite alla testa e al collo e interessa i nervi del cranio.
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Come proteggere i bambini dal tetano? Vaccinandoli. Esiste il vaccino antitetanico, previsto nel piano di vaccinazione obbligatorio e gratuito, che va eseguito secondo un calendario ben preciso, con richiami ogni 10 anni anche da adulti.
Il tetano si può curare: si possono somministrare il vaccino o gli anticorpi prelevati da donatori subito dopo la ferita. Per prevenire l’infezione si deve anche pulire correttamente la ferita, rimuovendo la cute necrotica circostante. La malattia è mortale nel 20 – 30% circa dei casi.
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Via | Ospedale Bambino Gesù