Educazione
Mamme da legare: il momento delle parolacce arriva per tutti
Tranquilli, niente panico.
Ho sempre detto una quantità di parolacce, per 35 anni. Poi, è nata mia figlia. Ascolti una brutta notizia al TG? Accidenti! Ti tagli mentre affetti le patate? Ma che… stupida! E la parolaccia ti si blocca lì, vorrebbe disperatamente uscire e tu non glielo consenti.
Ma, un giorno, il tuo dolce bambino esclama ad alta voce qualcosa di apparentemente incomprensibile e con le lettere al posto sbagliato. E tu sai: era un tentativo di parolaccia ancora non padroneggiata. Che si fa? Calma e sangue freddo: ignorala, non muovere un muscolo, non far capire al bambino che quella parola ti indispone, altrimenti inizierà a ripeterla come una cantilena.
Se proprio vedi che il tenero pargolo continua a ripeterla, è meglio spiegarne il significato, senza giri di parole. Un paio di settimane fa mia figlia mi chiese candidamente il significato di una parolaccia terribile. Glielo spiegai aggiungendo che, con quella parola, non offendeva solo la destinataria eventuale, ma tutte le donne, quindi anche se stessa. Devo dire che non l’ha più ripetuta, ma io scrissi alla maestra cercando, con molto tatto, di capire se in classe ci fosse uno spaccio sotterraneo di parole proibite. La maestra rimase sorpresa quanto me. Non capivamo dove l’avesse sentita. Poi…
Qualche giorno fa vidi piangere un bambino che mia figlia frequenta. Gli chiesi: “Tesoro, perché piangi? Dov’è la mamma?” e lui: “Vattene, p***!”. Ok. Grazie. Buongiorno anche a te. Aspetta 15 anni e poi vedi come ti rispondo.
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