Alimentazione per bambini
Obesità infantile: i programmi nelle scuole e nelle mese sono fallimentari
Più sport, cibo più sano, lezioni di cucina e sui nutrienti: tanto si è fatto nelle scuole inglese ma i risultati non sono arrivati. Come mai?
Si discute sempre di obesità infantile e di politiche per prevenire il sovrappeso nei minori. In questi anni ci sono stati dei miglioramenti? I menù e programmi scolastici hanno fruttato? Purtroppo il bilancio è negativo. L’allarme è stato lanciato da uno studio condotto dai nutrizionisti e pediatri dell’Università di Birmingham, in Gran Bretagna.
È noto che la Gran Bretagna sia uno dei paesi più colpiti dall’obesità infantile (l’Italia è dietro, ma di poco): in sei anni le percentuali dei piccoli fortemente in sovrappeso o obesi è passata dal 9 al 19%. Per questo motivo, gli esperti hanno cercato di educare le nuove generazioni con un approccio didattico differente: sono state ampliate le offerte relative alle attività sportive, coinvolgendo anche personaggi popolari, sono stati inseriti delle lezioni per conoscere il valore nutrizionale degli alimenti (lezioni aperte alle famiglie), dei corsi di cucina e molto altro.
[related layout=”big” permalink=”https://bebeblog.lndo.site/post/181952/obesita-infantile-il-20-dei-bambini-italiani-e-in-sovrappeso”][/related]
Il risultato non c’è stato. Dallo studio è emerso che non ci sono state differenze tra i bambini che avevano preso parte a qualche iniziativa e quelli che non lo avevano fatto. Intendiamoci, i programmi sono stati belli e ben fatti, ma gli autori sono convinti che non siano la strada giusta per combattere l’obesità infantile. È necessario intervenire di più sulle famiglie, sull’industria alimentare, sulla pubblicità e sulla comunità locale. Il cibo è una questione culturale, non sono educativa.
Difficile da accettare ma questo è quanto è successo in Gran Bretagna e probabilmente anche in Italia il problema è lo stesso. Sono i genitori a essere responsabili delle scelte alimentari dei bambini e sono proprio i genitori a dover essere responsabilizzati maggiormente.
Via | Ilfattoalimentare