Educazione
Sculacciata ai bambini, la posizione degli psicologi
Le punizioni corporali vanno vietate, anche se ogni tanto una sculacciata è normale scappi: non possono essere metodi educativi.
La sculacciata serve oppure no? È comprensibile un genitore, che senza essere esageratamente aggressivo, si libera dalla sua frustrazione e tira una sberla sul sedere del bambino? E il bambino lo comprende il gesto? Secondo un rapporto dell’UNICEF, sono quasi 300 milioni i bambini di età compresa tra 2 e 4 anni che ricevono regolarmente un qualche tipo di punizione fisica dai genitori o da chi si prende cura di loro.
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I genitori che considerano utile le sculacciate sono 1,1 miliardi e ci sono più di 600 milioni di bambini sotto i 5 anni in Paesi in cui le punizioni corporali sono concesse. Le sculacciate non hanno nulla a che vedere con l’istruzione o la ricchezza, semmai è proprio una questione culturale. Per gli esperti non sono un bene perché alimentano nel bambino stati di aggressività e lo fanno diventare con più facilità un adulto violento.
Simona Dal Pozzo, psicoterapeuta dell’età evolutiva, intervistata dal Corriere della Sera sostiene che nelle punizioni fisiche non ci sia alcun tipo di valore educativo, anzi.
«Ovviamente non parliamo dello schiaffo che scappa una volta, ma dell’uso costante come metodo educativo. C’è una ripercussione psicologica sul bambino: sviluppo di ansia, disturbi comportamentali, oppositivi provocatori, problemi di apprendimento a scuola, più raramente predisposizione all’utilizzo di droghe in futuro e di comportamenti violenti. La conseguenza peggiore è l’abitudine a gestire le relazioni con risposte fisiche e non di dialogo».
Quali sono le alternative? Si può cercare di farlo ragionare, magari togliendogli qualcosa che ama, come poter vedere la televisione o un giochino. Non dovete esagerare né nei modi né nei tempi, soprattutto se il bimbo è piccolo.