Crescita
Disforia di genere nei bambini, gli endocrinologi AME con i genitori per rispondere alle domande più comuni
Disforia di genere, come rispondere alle domande dei bambini? I consigli degli endocrinologi AME.
Disforia di genere nei bambini, come rispondere alle domande dei più piccoli? Cosa fare se i bambini vogliono giocare con le bambole e vestirsi come le bambine o se le bambine vogliono solo fare attività tipicamente dei maschi o vestirsi come loro? Spesso mamma e papà non sanno come comportarsi, non sanno se si tratta di una fase transitoria, non sanno a chi rivolgersi per fare un po’ di chiarezza.
Ecco che, allora, il professor Vincenzo Toscano, Presidente dell’Associazione Medici Endocrinologi (AME), in collaborazione con Consulcesi Club, ha proposto una guida per parlare di disforia di genere, una incongruenza tra il genere esperito/espresso da una persona e il genere assegnato. Si presenta quando il bambino manifesta almeno 6 dei seguenti criteri (il numero 1 è fondamentale):
- Forte desiderio di appartenere al genere opposto o insistenza sul fatto di appartenere all’altro genere.
- Forte preferenza per il travestimento indossando abiti del genere opposto o simulazione dell’abbigliamento del sesso opposto.
- Forte preferenza per i ruoli generalmente legati al genere opposto.
- Forte preferenza per giochi e attività solitamente praticati dal genere opposto.
- Forte preferenza per i compagni di gioco del genere opposto.
- Rifiuto per giochi e attività tipici del proprio sesso.
- Avversione per la propria anatomia sessuale.
- Desiderio per le caratteristiche sessuali del genere opposto.
Per la maggior parte dei bambini si tratta di un’esperienza transitoria, con la pubertà si avrà una percezione di genere più precisa. Anche nel caso di bambini con disforia di genere la condizione passerà con la pubertà, mentre nei restanti casi questo momento è proprio delicato. E’ bene rivolgersi a pediatri e medici di famiglia per capire come comportarsi, per evitare di umiliare o punire i bambini, ma rispondendo alle loro domande, ai loro dubbi, ai loro perché. E anche ai nostri perché, così da sostenerli nell’accettazione ed esplorazione della propria identità e percezione di se.
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