Salute e benessere
Aerosol nei bambini per tosse e raffreddore, una moda inutile
L’aerosol non serve in caso di raffreddore, influenza e tosse, ma se ci sono delle infezioni delle vie respiratorie.
Arriva l’influenza, i raffreddamenti e la tosse e i genitori tirano fuori la macchinetta dell’aerosol. Serve davvero? Purtroppo questa “moda” è considerata pressoché inutile e in alcuni casi anche dannosa. È stata accertata invece l’utilità dei lavaggi nasali per eliminare muco e catarro, umidificare adeguatamente gli ambienti (45-55%), monitorare la temperatura in casa (che non dovrebbe superare i 20°), lavare spesso le mani e usare solo fazzoletti di carta.
L’aerosol quando serve? Nebulizzare i farmaci permette di fargli raggiungere meglio le basse vie aeree come trachea, bronchi e polmoni. Secondo Susanna Esposito, professore ordinario di Pediatria all’Università di Perugia e presidente dell’Associazione mondiale per le malattie infettive e i disordini immunologici (WAidid), in più della metà dei casi la terapia con aerosol è inutile.
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“Ha senso per la cura della bronchiolite, della bronchite asmatica e della laringite, al contrario non serve nella rinofaringite, nella faringo/tonsillite e nell’otite media acuta, i comuni malanni di stagione. Se c’è eccesso di catarro nelle alte vie aeree l’unica pratica efficace sono i lavaggi nasali con una siringa riempita di soluzione fisiologica (10 ml per narice nei lattanti, 5 ml nei neonati), facendo passare il liquido da una narice all’altra”
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Attenzione poi all’uso del cortisone, sul banco degli imputati dell’Associazione Culturale Pediatri (Acp), di cui spesso si abusa.
«La tosse è il sintomo più frequente nei bambini che accedono all’ambulatorio del pediatra delle cure primarie. L’uso del cortisone per via aerosolica è largamente diffuso, nel nostro Paese, per il trattamento delle patologie delle alte vie respiratorie e per il controllo del sintomo tosse a esse correlato, sebbene non esistano prove della sua efficacia. Tale pratica, se prolungata nel tempo, è associata a effetti collaterali».
Via | Corriere